Leucotea e il gabbiano bianco - Arte e mitologia

Fernanda Facciolli
Segno, colore e mito
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"Leucotea e il gabbiano bianco"

Il quarto tondo, “Leucotea e il gabbiano bianco” è dedicato alla Dea Bianca (traduzione letterale di Leucotea) che appare ad Ulisse nell’Odissea (Od. V 333-334) mentre lui, investito dalle potenti onde di Poseidone, era aggrappato alla sua zattera che stava per affondare. Omero la chiama Leucotea ma anche “Ino dalla bella caviglia” dimostrando di credere a chi diceva che la dea Leucotea altri non era se non una donna, Ino, divinizzata. Ora, la luna piena sembra proprio una testa umana assunta in cielo, cioè resa dea. Quindi Ino doveva essere stata una interpretazione della luna Piena.
 
Ma Omero racconta che la dea si presentò ad Odisseo “come una folaga alata”, come un gabbiano bianco, dunque, che visto da lontano ad ali spiegate assomiglia ad una sottile falce di luna. La dea gli diede un bianco velo, gli disse di porselo sotto il petto perché era un velo immortale, di raggiundere terra con quello ma poi di restituirlo al mare. Egli fece così e raggiunse la terra dei Feaci. La dea lunare probabilmente gli diede la Via Lattea, che poi Odisseo restituì al Mare di Sopra.
 Fernanda Facciolli vede Leucotea come una primordiale Regina del Cielo e la dipinge come una dea Nut dal nudo corpo stellato e con un polos in capo, ma la sua fedele folaga, la luna messaggera, obbedisce al suo comando e vola in aiuto del naufrago.
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